Il termine dharma deriva dalla radice dhr-, “sostenere, mantenere”, e indica perciò ciò che regge e sostiene ogni cosa. E’ la concezione fondamentale che identifica l’induismo, chiamato appunto dai fedeli sanatana dharma, il “dharma eterno”. Questa legge profonda mantiene uniti i concetti di legge religiosa, norma etica, diritto pubblico e privato, legge naturale, concetti che in Occidente sono stati invece separati. Il dharma è il valore e il fine insito in ogni cosa, come lo splendore nel sole. Il dharma è fuori dal tempo, fisso, eterno, è la norma universale. La sua essenza è costituita da quattro principi. la “verità”, indicata con il termine (sat o il derivato satya) che alla lettera significa l‘“ente”, rispecchiando l’identità fra ciò che esiste eternamente e ciò che è vero; la “nonviolenza”, ahimsa; la “generosità”, dana. Ultimo principio è la signoria su se stessi, definita in molti modi, per esempio dama, “dominio (su di sé)”, o il bellissimo samatvam, “equanimità”, di Krishna che suggerisce ad Arjuna di seguire la via dello yoga.
Dama porta spontaneamente agli atteggiamenti di purezza, tolleranza, compassione, umiltà e modestia, onestà o rettitudine, principi non esclusivi del solo induismo che può essere definita perciò una religione “universale di fatto”.
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